CUBA: tra rivoluzione ed evoluzione.

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Dopo un viaggio di 3 settimane a Cuba come il mio non è facile riassumere le proprie impressioni in poche righe, ci si potrebbe scrivere quasi un libro. Mi limiterò, dunque, in questa sede, a fatti oggettivi, parlando più con la testa che con il cuore e cercando di rispondere a quegli interrogativi che io – e credo molti altri- mi sono posta per anni. Qual è il risultato della rivoluzione cubana? Cosa vuol dire vivere in un regime socialista, oggi? E’ veramente un Paese dove i diritti umani sono calpestati, le libertà negate e la povertà dilaga tra la popolazione? Quanto ancora potrà resistere/esistere?

L’Havana, forse meglio di ogni altra città dell’isola- essendo la capitale e la più popolosa- racchiude la vera essenza di Cuba. La prima impressione che si ha percorrendo le strade della città è che si è molto distanti dagli scenari di povertà estrema che caratterizzano il Terzo Mondo. Dire che stiamo parlando di un Paese ricco, però, sarebbe una grande menzogna, la verità è che la maggior parte della popolazione ha un tenore di vita medio-basso, ma tutti hanno poco di tutto e vivono in condizioni rispettabili. Tuttavia, per quanto la rivoluzione socialista si sia sforzata di eliminare il sistema di classi – e per lo più vi era anche riuscita- la doppia economia (moneta nazionale e pesos convertibili) che ha preso il sopravvento dopo la fine del “periodo speciale”- periodo di politiche fortemente restrittive proclamato con il crollo dell’URSS per far fronte alla crisi economica- ha parzialmente ricreato disparità economica tra la popolazione. Oggi, non è cosa rara, infatti, vedere cubani che indossano abiti firmati ed hanno in casa tv a schermo piatto, accanto ad altri che assillano i turisti chiedendo una monetina. I “nuovi benestanti” sono coloro che, sfoderando tutta la loro creatività, arrotondano il salario – pari a 20-25 dollari al mese- lavorando con, e spesso a discapito dei, turisti. Questa attività consente di guadagnare più degli altri impieghi e, soprattutto, di avere a disposizione pesos convertibili, molto più “forti” della moneta nazionale. A rendere migliori le condizioni di vita della popolazione cubana vi è, poi, il fatto che molti servizi sono gratuiti e garantiti dallo Stato, primi tra tutti sanità ed istruzione. Il loro livello non è paragonabile a quello dei migliori ospedali o università dei Paesi occidentali, ma sicuramente è tale da fare invidia a quello dei Paesi della vicina America Latina o dell’Est europa. Inoltre, lo Stato mette a disposizione di ogni cittadino una quantità mensile fissa di alimenti e generi di prima necessità, tramite la cosiddetta “libreta”, la quale non è sufficiente a soddisfare l’intero fabbisogno alimentare dell’individuo, ma garantisce alle persone più povere di avere sempre una quantità minima di cibo garantita senza doverla pagare e, grazie a questa, qualcuno difficilmente morirà di fame a Cuba. Lo Stato è, per fortuna o purtroppo, ovunque!

I segni della rivoluzione e la propaganda di regime sono piuttosto evidenti: ovunque vi sono enormi cartelloni con la faccia del Che, di Fidel o Raùl Castro accompagnati dalle frasi che hanno caratterizzato la lotta rivoluzionaria. Nonostante ciò, si è ben lontani dallo stato di polizia e dalla politica di terrore che qualcuno potrebbe facilmente associare all’idea di regime, l’atmosfera che si respira è quella di un’isola, non assolutamente ricca, ma felice, che fa della musica, della condivisione e del “vivere con lentezza” i propri principi base. Tuttavia, parlando con varie persone ho notato che ad avvertire la mancanza di libertà di espressione e di movimento, tipica del regime, sono le nuove generazioni più delle persone di mezza età. Questo è, probabilmente, dovuto al fatto che grazie all’utilizzo di internet e della tv sono più “aperte” ed informate o, forse, al fatto che non avendo vissuto gli anni della rivoluzione in prima persona non ne capiscono veramente il senso. Ad ogni modo, pur auspicando un’apertura del regime, sono tutti abbastanza rassegnati al fatto che dopo Castro non potrà che esserci un altro Castro.

Qualcosa sta, però, cambiando ed il regime, da un certo punto di vista, si sta evolvendo: all’ultimo congresso del partito – il primo senza Fidel- Raúl ha annunciato importanti riforme. Tra queste: il taglio del 20% della forza lavoro statale per dare più spazio ai privati; la compravendita di case – legalmente sono ora possibili sono gli scambi- e di automobili; l’ampliamento del limite delle terre incolte che si consegnano in usufrutto ai piccoli contadini;prestiti ai nuovi piccoli imprenditori; facilitazione delle pratiche per i permessi di uscita dei cubani. Negli ultimi anni, inoltre, anche in ambito di tutela dei diritti umani, sono stati compiuti notevoli progressi: gli omosessuali possono, ora, vivere liberamente la propria sessualità; un gran numero di prigionieri politici e di coscienza è stato liberato; sono diminuiti gli arresti preventivi.

Cosa significhi, in concreto, questa svolta, lo scopriremo nei prossimi mesi, ma ciò che emerge è la volontà di “apertura” e di rendere meno anacronistico l’intero sistema rivoluzionario cubano. Ma siamo sicuri che l’apertura tanto auspicata dall’occidente e dagli oppositori del regime, sarà sinonimo di benessere? Staremo a vedere se, per dirlo con le parole di Fidel, ancora una volta, “la storia lo assolverà”…

Gaia Renzi

6 pensieri su “CUBA: tra rivoluzione ed evoluzione.

  1. GAIA

    Ahahahaha chissà perchè immaginavo andassi a finire lì,pietro!! Bè, sulla gestione dell’acqua a Cuba non sono ben informata, però…devo dire che non gode della stessa fama di cui godono il servizio sanitario e quello scolastico, che sono pubblici. Un motivo ci sarà….

  2. Porti buone notizie da Cuba, spero di visitarla il più presto possibile. Nonostante l’embarco si è fatto molto a Cuba, sono felice che gli anni del terrore, e del totalitarismo (presunto e non) siano finiti.
    L’apertura di Cuba all’estero porterà benessere, soltanto quando anche gli altri stati si apriranno ad essa.
    Viva Cuba, la sua gente, e i suoi eroi!

    • GAIA

      Il mio consiglio è, ovviamente, quello di andarci e presto, caro simone!!;-) Riguardo al benessere, concordo con te, sicuramente l’apertura potrà essere proficua SOLO nel momento in cui Cuba potrà ben inserirsi nel sistema economico mondiale, senza restrizioni ad importazioni ed esportazioni da parte degli Usa e di altri Stati. Resta, però, da vedere se il completo inserimento nell’economia mondiale (cosa che secondo me è ancora lungi dall’avvenire) non finisca per farla diventare ,semplicemente, una “nazione da sfruttare” in mano alle multinazionali. In tal modo la popolazione non trarrà alcun vantaggio dal commercio globale, come accade in molti Paesi dell’America Latina e ancor più dell’Africa. Chissà….

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