Il magico mondo di internet, che sembra sospeso in una dimensione senza tempo e senza spazio, offre la possibilità di fare incontri che altrimenti sarebbero praticamente impossibili.
L’incontro in questione è quello con Jo Maglietta, uno scrittore che diventa tale, di sera, smessi i panni dell’ingegnere.
Capita che ti diranno che tu non sia portato per qualcosa, a me avevano detto che non sapevo scrivere. E’ così ho studiato matematica, ho studiato ingegneria. E sono diventato un ingegnere, un buon ingegnere, con uno stabile lavoro a tempo indeterminato e la prospettiva di una brillante carriera. Ma io voglio dimostrare al mondo che so scrivere, voglio che il mondo si appassioni alla mia scrittura, che diventi una droga di cui non possa più fare a meno.[…]. Scrivo per dar sfogo alla mia anima, imprigionata nelle catene di questa società, scrivo perché nessuno possa guardarmi dall’alto in basso e giudicarmi, scrivo perché sono Jo Maglietta e sono uno scrittore.
Per il resto ci interessa poco sapere chi si nasconda dietro lo scrittore, perchè quello ci interessa sono le sue storie, nella speranza che anche voi vi lasciate trasportare nel mondo dei suoi racconti.
Comincia così oggi questa nuova rubrica, PuntoRacconto, che riprendendo la tradizione del Romanzo d’Appendice, vi racconterà, domenica dopo domenica, le vicissitudini del detective Scalisi….
———————————————————————————————————————————————————–
Chi bussa alla porta del detective Scalisi?
Joseph Scalisi arrotolò il giornale, stringendolo con forza nella mano destra. Seguiva con i piccoli occhi vispi la mosca che svolazzava intorno alla scrivania e quando fu alla sua portata, con un gesto fulmineo sollevò la grossa mano e sferrò il colpo. La mosca si accasciò priva di vita sull’unico spazio sgombro della vecchia scrivania. L’attenzione di Joseph Scalisi cadde quindi sull’agenda, aperta alla data del suo ultimo caso, 14 maggio 1947. Erano passate oltre tre settimane.
Qualcuno bussò alla porta dell’ufficio.
<<Avanti. Avanti.>>
C’era ancora la mosca, stecchita, in bella vista sulla scrivania e allora, mentre la figura dall’altro lato della porta ruotava la maniglia, la scostò con una mano, buttandola a terra, per poi spingerla sotto al tavolo con la punta della scarpa.
<<Buongiorno>> disse <<si accomodi.>>
<<Buongiorno>> rispose educato l’omino che stava varcando la soglia dell’ufficio, togliendosi il cappello. Era basso e minuto e la sua testa aveva la forma di un uovo d’uccello, con i capelli radi in cima e ricci ai lati che sembravano un nido. Si accomodò sulla sedia cigolante davanti alla scrivania, accavvallando le gambe. Si lisciò un baffo che somigliava alla coda di un topo e afferrò il ginocchio con entrambe le mani. Continua a leggere