Quando tutti gli ospiti dell’albergo rientrarono nelle loro stanze, solo Joseph Scalisi e Roger Midgure rimasero nella hall. L’ispettore stava sprofondando lentamente tra i cuscini della poltrona, cercando di tenere aperti gli occhietti arrossati. Fumava un sigaro.
Joseph disse: <<Che ne sarà di Anderson?>>
<<Ammesso, di trovare prove che lo leghino all’omicidio, oltre al fatto che Dulmann lavorasse per lui… Ma anche questo è da provare… Non riusciremo mai ad incastrarlo. I suoi avvocati farebbero crollare ogni capo d’accusa e comunque, dubito seriamente che fosse coinvolto.>>
Midgure soffiò una nuvola di fumo che si disperse nell’atmosfera ovattata di quella stanza, in cui ormai regnava la quiete notturna, laddove tutto era accaduto. Disse: <<La prego Scalisi, mi spieghi come ha fatto ad incastrare Dulmann.>>
<<Tutti gli indizi conducevano ad Allegri – Joseph sbuffò e alzò gli occhi verso l’alto – ma vede Roger, posso chiamarla Roger, non è vero? – l’ispettore acconsentì con un cenno, invitandolo a continuare – L’intuito mi diceva che Mario Allegri era innocente. E il mio intuito di solito non sbaglia.>>
<<Quindi?>>
<<Quindi, invece di cercare le prove per incastrare Mario ho indagato per scagionarlo. E così i miei sospetti sono caduti su Robert Dulmann. Vede – Joseph si avvicinò al suo interlocutore che lo studiava con curiosità – appena arrivato in questo albergo, una cosa mi colpì subito. Dulmann stava fingendo di leggere un giornale mentre spiava Carl Nellcot e la moglie di Anderson… Al bancone del bar, lui faceva il cascamorto con lei. Ovviamente in quel momento non potevo sapere che si trattasse della moglie di Anderson ma il suo comportamento mi colpì ugualmente. Quando poi vidi Anderson e capii che Dulmann lavorava per lui, allora mi fu tutto più chiaro.>>