Proviamo oggi ad affrontare il tema costituzione in modo differente, correlando la discussione sull’art. 3 con un evento svoltosi questa settimana.
“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”
Purtroppo siamo in un paese in cui, soprattutto in ambito sessuale, c’è ancora bisogno di manifestazioni rumorose, correndo spesso il rischio che vengano interpretate come folklore, perchè questo fondamento venga rispettato.
E’ in quest’ottica che Lunedì scorso, 17/05, si è celebrata la VI giornata mondiale contro l’omofobia. L’idea di istituire una giornata mondiale di mobilitazione e rompere il silenzio attorno al tema dell’omosessualità e della transessualità risale al 2005, quando Louis-George Tin, docente dell’ Ecole de Hautes Etudes en Science Sociales di Parigi ed autore di un “Dizionario dell’omofobia”, organizzò la prima giornata mondiale di protesta. La scelta di far coincidere l’evento con il 17 maggio aveva in sè un significato emblematico: il 17 maggio del 1990 infatti, l’ Organizzazione mondiale della Sanità aveva rimosso l’omosessualità dalla sua lista di malattie mentali, muovendo un primo e fondamentale passo nel lungo e insidioso cammino verso l’affermazione dei diritti delle persone omosessuali.
Quest’anno l’obiettivo della giornata era chiedere ai leader religiosi di dichiarare pubblicamente cosa pensano della violenza contro lesbiche, gay, bisessuali e transgender, alla luce della “questione morale” che si cela dietro il riconoscimento del diritto all’esistenza di queste persone, diritto non ancora riconosciuto ufficialmente dalla Chiesa. Non siamo forse tutti uguali davanti a Dio?
Anche nel nostro Paese come nel resto del mondo, si sono svolte ieri numerose iniziative per promuovere i diritti degli omosessuali e dei transessuali e sensibilizzare l’opinione pubblica al riguardo. Tra queste, particolarmente interessante è la campagna ” E SE FOSSI GAY?” promossa dall’ Arcigay fiorentina “Il Giglio Rosa” che ha coinvolto i politici e gli amministratori locali, i quali hanno prestato il proprio volto per i manifesti che sollevano il dubbio “se fossi lesbica, gay, bisex o trans?” , può dunque l’orientamento sessuale di una persona precludere la nostra stima nei suoi confronti?
Altro fatto importante da citare per quanto riguarda le iniziative istituzionali avvenute ieri, è che il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha ricevuto Paola Concia, parlamentare PD che, insieme ad alcune associazioni nazionali, ha organizzato la giornata di mobilitazione a Roma. Nel corso dell’ incontro, particolarmente importanti sono state le dichiarazioni del ministro delle Pari opportunità, Mara Carfagna la quale ha chiesto pubblicamente scusa per essere stata inizialmente guidata da un pregiudizio nei confronti delle istanze del mondo omossesuale, e del Presidente del Senato, Renato Schifani il quale ha affermato : “Non dovrebbe esserci la necessità di un giorno speciale per ricordare tutto questo. Mi auguro che presto non sarà necessario alzare la voce in difesa dei diritti dei discriminati, per qualsiasi ragione, e che non avrà mai più alcuna comprensione ogni comportamento che vada contro le libertà fondamentali di ciascuno”.
Bene, a giudicare dalle parole espresse dai leader politici sembrerebbe che nel Paese in cui la situazione degli omosessuali è tra le più difficili di Europa, ( l’ Italia è il primo paese europeo per omicidi e violenze delle persone transessuali) vi sia una forte volontà di cambiamento sebbene a mancare siano proprio i “fatti” da parte del Governo. A tal proposito, l’ Italia non ha ancora promulgato alcuna legge che condanni l’omofobia e ha risposto con silenzio ed indifferenza alla raccomandazione del 31 marzo 2010 dell’ Unione Europea (la quale dal 2007 ha riconosciuto ufficialmente la Giornata Internazionale contro l’ Omofobia) riguardante le “misure per combattere la discriminazione per motivi di orientamento sessuale o identità di genere”, presentandosi nuovamente come il Paese con il maggior tasso di omofobia sociale, politica ed istituzionale dell’ Europa.
Concludendo, vorrei invitare tutti a riflettere sul significato stesso della parola OMOFOBIA, che come scritto nel manifesto di promozione della giornata di ieri, vuol dire ” avversione ossessiva per gli omosessuali e l’omosessualità” , non è forse da condannare ogni avversione ossessiva verso una categoria di persone, “uguali” o “diverse” che siano da noi? Non si dovrebbero valorizzare le differenze in una società moderna volta al dialogo e alla coesione sociale, anzichè reprimerle e “molestarle” ?