Quando un bambino ha un papà e … un papà: per una crescita normale è sufficiente l’amore?

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Parte II: Opinioni e riflessioni da parte della comunità omosessuale.

Scrive Guido Allegrezza, 47 anni, SEL Lazio ( Diritti Civili ed Umani ) : “[…] Nel caso dell’adozione, si deve accertare che i genitori adottandi abbiano le caratteristiche idonee a garantire protezione, cura e rispetto del bambino che a tutti gli effetti diviene loro figlio. Gli studi internazionali, che ormai cominciano a proliferare e a diffondersi, dicono chiaramente che non solo il bambino che cresce in una famiglia composta di due genitori dello stesso sesso non presenta alcuna alterazione della personalità o del carattere rispetto ai coetanei che crescono in famiglie con genitori di sesso opposto, ma addirittura che essi sviluppano una particolare attenzione agli altri ed hanno una maggiore sensibilità nelle relazioni interpersonali”. Fabrizio Fabrizi, 48 anni, Laureato in Sociologia e assistente sociale, che per anni ha lavorato al Tribunale dei Minori di Roma e si è occupato di adozioni, precisa: “Non si tratta di fare una legge che miri alla risoluzione di una questione che ancora non è presente nel nostro paese, proprio per la mancanza di una legge che ne regoli le condizioni; al contrario: tante coppie omosessuali si trovano ad essere una figura presente nella vita dei figli del proprio compagno, avuti da un precedente matrimonio. Abbiamo a che fare con il caso in cui il compagno del genitore è una figura importante per il bambino, quali diritti garantiamo loro?”. L’Europa ha compreso nella quasi totalità le richieste della comunità omosessuale: Scozia, Islanda, Belgio, hanno legalizzato ormai da anni le adozioni da parte di coppie omosessuali. Lo stesso gli USA, in alcuni stati, e perfino Israele, dal 2005, permette quantomeno agli omosessuali di adottare i figli del partner. Le coppie omosessuali spiegano chiaramente che la loro non è la richiesta di un privilegio; al contrario, la richiesta è di essere considerati alla stregua delle coppie eterosessuali. L’iter per l’adozione è lungo e pieno di ostacoli, ma le coppie omosessuali non chiedono di passare avanti, tutt’altro.

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Quando un bambino ha un papà e … un papà: per una crescita normale è sufficiente l’amore?

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Parte I: L’opinione comune.

E’ ormai assodato: per crescere bene un bambino ha bisogno della mamma e del papà. E quando i figli vengono al mondo e rimangono nella cosiddetta “famiglia d’origine” non ci sono leggi che impediscono il divorzio affinché non venga meno il principio di “coparenting”. Ben più complessa è la situazione in cui due persone si ritrovano a non poter avere figli. Interviene allora la legge: la Legge del 4 maggio 1983, n. 184 e successive modificazioni prevede che la dichiarazione di disponibilità all’adozione debba essere effettuata da una coppia coniugata da almeno tre anni. Il periodo di convivenza more uxorio è considerato alla stessa stregua di quello del matrimonio, fermo restando il fatto che la coppia deve comunque essere coniugata al momento della presentazione della disponibilità”. Primo requisito, l’essere in due: single esclusi. Secondo requisito, il matrimonio: omosessuali esclusi. Continua a leggere

DICO: una questione di civiltà…

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Unioni civili, Cus, Pacs, DICO… le denominazioni usate negli anni sono variegate ed allora sarà meglio fare un po’ di chiarezza. Per “Pacs” si intende Patto Civile di Solidarietàovvero un forma di unione civile inizialmente approvata in Francia nel 1999 – Pacte civil de solidaritè – mentre con l’acronimo DICO si riassume l’espressione “DIrritti e doveri delle persone COnviventi e si riferisce al disegno di legge presentato dal Governo Prodi II. E’ facile notate come tutte queste sigle che ormai da più di un decennio imperversano nei nostri giornali indicano tutte quelle forme di convivenza tra due persone, legate da vincoli affettivi e economici, che non rientrano nell’istituto del matrimonio. In due semplici parole italiane di tratta delle Unioni civili.

Ci lamentiamo sempre dell’arretratezza del nostro Paese, di quanto l’Italia sia bigotta e poco incline alle riforme di ogni genere, eppure su questo tema non siamo gli unici ad essere rimasti sostanzialmente fermi su posizioni che emanano un odore di vecchiume. Insieme a noi la maggior parte dei Paesi dell’Europa Orientale non possiedono una legislazione ad hoc per le Unioni Civili. Invece Germania, Francia e Gran Bretagna – non solo loro – hanno avviato un processo di modernizzazione riconoscendo le Unioni Civili all’interno del propri ordinamenti ed infine si arriva a chi ha già da tempo svoltato verso il futuro riconoscendo le Unioni tra omosessuali come la Spagna, il Portogallo, Belgio e Olanda, la Svezia, la Finlandia e l’Irlanda. Continua a leggere

Lady G: stop al “Don’t ask, don’t tell”

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(di Fabio di Alessandri)

Lady Gaga, la star del momento torna a far parlare di se. Questa volta lo fa in occasione della manifestazione indetta per la rivendicazione dei diritti dei militari omosessuali americani (obbligati a nascondere i propri orientamenti sessuali) tenutasi a Portland .
La pop star ha invitato,dapprima sfruttando i social network e poi tramite Youtube,il Senato americano a non perdere tempo e a porre fine alla legge che prevede il ‘Don’t ask, don’t tell’ introdotta nel 1993 da Bill Clinton. Una legge che, a detta della cantante, ha avuto come effetto migliaia di congedi forzati oltre alla responsabilita’ di aver dato vita ad un clima di intolleranza all’interno dell’esercito verso i soldati gay.

Queste le dichiarazioni della cantante:

«Questa regola è sbagliata e ingiusta. E fondamentalmente va contro qualsiasi cosa noi crediamo in quanto americani. Ma McCain e altri senatori hanno dichiarato che i gay che si dichiarano tali sono causa di distrazioni e abbassano il morale delle truppe. […] Continua a leggere

E SE FOSSI GAY?

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(di Gaia Renzi)

Proviamo oggi ad affrontare il tema costituzione in modo differente, correlando la discussione sull’art. 3 con un evento svoltosi questa settimana.

“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”


Purtroppo siamo in un paese in cui, soprattutto in ambito sessuale, c’è ancora bisogno di manifestazioni rumorose, correndo spesso il rischio che vengano interpretate come folklore, perchè questo fondamento venga rispettato.
E’ in quest’ottica che Lunedì scorso, 17/05, si è celebrata la VI giornata mondiale contro l’omofobia. L’idea di istituire una giornata mondiale di mobilitazione e rompere il silenzio attorno al tema dell’omosessualità e della transessualità risale al 2005, quando Louis-George Tin, docente dell’ Ecole de Hautes Etudes en Science Sociales di Parigi ed autore di un “Dizionario dell’omofobia”, organizzò la prima giornata mondiale di protesta. La scelta di far coincidere l’evento con il 17 maggio aveva in sè un significato emblematico: il 17 maggio del 1990 infatti, l’ Organizzazione mondiale della Sanità aveva rimosso l’omosessualità dalla sua lista di malattie mentali, muovendo un primo e fondamentale passo nel lungo e insidioso cammino verso l’affermazione dei diritti delle persone omosessuali.
Quest’anno l’obiettivo della giornata era chiedere ai leader religiosi di dichiarare pubblicamente cosa pensano della violenza contro lesbiche, gay, bisessuali e transgender, alla luce della “questione morale” che si cela dietro il riconoscimento del diritto all’esistenza di queste persone, diritto non ancora riconosciuto ufficialmente dalla Chiesa. Non siamo forse tutti uguali davanti a Dio?
Anche nel nostro Paese come nel resto del mondo, si sono svolte ieri numerose iniziative per promuovere i diritti degli omosessuali e dei transessuali e sensibilizzare l’opinione pubblica al riguardo. Tra queste, particolarmente interessante è la campagna ” E SE FOSSI GAY?” promossa dall’ Arcigay fiorentina “Il Giglio Rosa” che ha coinvolto i politici e gli amministratori locali, i quali hanno prestato il proprio volto per i manifesti che sollevano il dubbio “se fossi lesbica, gay, bisex o trans?” , può dunque l’orientamento sessuale di una persona precludere la nostra stima nei suoi confronti?
Altro fatto importante da citare per quanto riguarda le iniziative istituzionali avvenute ieri, è che il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha ricevuto Paola Concia, parlamentare PD che, insieme ad alcune associazioni nazionali, ha organizzato la giornata di mobilitazione a Roma. Nel corso dell’ incontro, particolarmente importanti sono state le dichiarazioni del ministro delle Pari opportunità, Mara Carfagna la quale ha chiesto pubblicamente scusa per essere stata inizialmente guidata da un pregiudizio nei confronti delle istanze del mondo omossesuale, e del Presidente del Senato, Renato Schifani il quale ha affermato : “Non dovrebbe esserci la necessità di un giorno speciale per ricordare tutto questo. Mi auguro che presto non sarà necessario alzare la voce in difesa dei diritti dei discriminati, per qualsiasi ragione, e che non avrà mai più alcuna comprensione ogni comportamento che vada contro le libertà fondamentali di ciascuno”.
Bene, a giudicare dalle parole espresse dai leader politici sembrerebbe che nel Paese in cui la situazione degli omosessuali è tra le più difficili di Europa, ( l’ Italia è il primo paese europeo per omicidi e violenze delle persone transessuali) vi sia una forte volontà di cambiamento sebbene a mancare siano proprio i “fatti” da parte del Governo. A tal proposito, l’ Italia non ha ancora promulgato alcuna legge che condanni l’omofobia e ha risposto con silenzio ed indifferenza alla raccomandazione del 31 marzo 2010 dell’ Unione Europea (la quale dal 2007 ha riconosciuto ufficialmente la Giornata Internazionale contro l’ Omofobia) riguardante le “misure per combattere la discriminazione per motivi di orientamento sessuale o identità di genere”, presentandosi nuovamente come il Paese con il maggior tasso di omofobia sociale, politica ed istituzionale dell’ Europa.
Concludendo, vorrei invitare tutti a riflettere sul significato stesso della parola OMOFOBIA, che come scritto nel manifesto di promozione della giornata di ieri, vuol dire ” avversione ossessiva per gli omosessuali e l’omosessualità” , non è forse da condannare ogni avversione ossessiva verso una categoria di persone, “uguali” o “diverse” che siano da noi? Non si dovrebbero valorizzare le differenze in una società moderna volta al dialogo e alla coesione sociale, anzichè reprimerle e “molestarle” ?