Cos’è il garantismo?

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Garantismo!!! Quante volte abbiamo sentito questa parola? Ma effettivamente cos’è? Da decenni si abusa di questo termine che personalmente – pensiero opinabilissimo – ho sempre connesso a concetti come civiltà, come integrazione, come modernità, pur se apparentemente possa sembrare un concetto generalista ed evanescente. In realtà tale teoria, che nella II Repubblica è stata stuprata da coloro si sono aperti ad essa, viene ricordata nei manuali per il taglio netto con il passato dando vita a uno stile di pensiero tutto nuovo. E allora perchè non riviverne le origini e il processo di evoluzione storica…

 

Tutto a inizio grazie all’Illuminismo, in particolare è Montesquieu che, oltre a formulare la teoria della separazione dei poteri, getta il seme disciplinando un sistema di tutela dei diritti fondamentali del singolo, dei diritti individuali e delle libertà. Eppure in Italia troviamo un illuminista milanese che, tra il 1763 e il 1764, scrive un piccolo trattato che rivoluzionerà le sorti della sistema-giustizia: il suo nome è Cesare Beccaria e l’opera si intitola Dei delitti e delle pene, la quale viene ricordata principalmente per la condanna della tortura in quanto generatrice di una distorsione della verità, per la tutela dei diritti dell’imputato e per quel sacrosanto principio di non colpevolezza che ancora oggi viene sistematicamente violato dal popolo, dai mass media e dall’establishment. Sostanzialmente il Beccaria si accorge di come l’applicazione di una tortura non garantisca in alcun modo una dichiarazione di verità, ma alteri quest’ultima creando – secondo la dottrina umorale – una vera e propria discrasia generatrice di una “verità condizionata”, errata e quindi falsa. Dunque il presupposto del sistema garantista è il diritto del colpevole ad essere condannato per quello che ha fatto e non per quello che è e che la incondizionata fede nelle garanzie e nella certezza del diritto non doveva essere intesa solo come strumento di tutela dell’innocente.

 

Se vogliamo indagare sulle radici politiche, il garantismo culturalmente e storicamente si colloca a sinistra. Affermo ciò con estrema fermezza grazie al lavoro svolto a metà degli anni ’60 da MD – Magistratura Democratica – che ha lavorato per la difesa delle garanzie di libertà e per la realizzazione delle regole di un processo non autoritario. Per i non addetti, MD è una associazione minoritaria di magistrati all’interno dell’ANM, la quale subì nel ’70 una scissione perchè molti ritenevano gran parte degli aderenti all’associazione eccessivamente vicini alla sinistra e ai movimenti sociali.

Nella II Repubblica invece è il centro-destra berlusconiano a definirsi, quasi ossessivamente, garantista – in realtà quest’ultimi hanno cavalcato questo messaggio divenendo de facto “garantisti con i forti, forcaioli con i deboli” [cit. Gad Lerner] – in totale controtendenza con il centro-sinistra, ormai divenuto giustizialista perchè esclusivamente antiberlusconiano e rappresentato in primis da Di Pietro e De Magistris. Dopo anni di silenzio, garantisti autenticamente di sinistra sono riapparsi pochi mesi fa per miracolo nel panorama politico odierno grazie al “vento nuovo” delle amministrative: il mio riferimento è chiaramente rivolto a Giuliano Pisapia, il quale nell’ultimo Governo Prodi ha ricoperto il ruolo di Presidente della Commissione di riforma del Codice di diritto penale – Codice Rocco – perchè figlio dell’era fascista. Tutte queste citazione hanno il compito ausiliario di dimostrare come in più di sessant’anni di Repubblica Italiana il concetto di garantismo sia nato a sinistra e sia passato – speriamo non morto – a destra.

 

Eppure sono ancora attuali discussioni sulle origini del garantismo in Italia. Come dimenticare l’acceso dibattito del 2003 tra Galli della Loggia e Cacciari proprio riguardo all’inizio del movimento garantista. Io invece sento di sposare il pensiero di Vincenzo Rimedio esplicato nel libro il volto dell’essere, in base al quale si afferma come il sistema garantista debba essere considerato un terreno con una chiave di lettura bipartisan sul quale debbano convergere tutte le forze politiche per la tutela di una democrazia liberale come la nostra.

 

di Antonio Di Giorgio