Google Wallet

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“In the past few thousand years, the way we pay has changed just three times—from coins, to paper money, to plastic cards.
Now we’re on the brink of the next big shift.”
Così esordisce la homepage dedicata a Google Wallet, la futura applicazione android che promette di trasformare il tuo cellulare nel tuo portafoglio. Se in passato per prendere una bottiglietta d’acqua o il nostro snack preferito dal distributore automatico occorrevano delle monete o le famose “chiavette”, in futuro basterà avvicinare il cellulare. Se in passato si facevano lunghe file alla cassa per poter pagare i nostri acquisti, in futuro tutto questo scomparirà, rimpiazzato difatti da una postazione automatica in grado di leggere e far pagare la spesa direttamente dal cellulare.
Questi sono solo alcuni esempi e casi d’uso nel quale Google Wallet potrà rivelarsi come prossima rivoluzione tecnologica. Ma cosa si nasconde esattamente dietro a questa innovazione? Da qualche anno, università e centri di ricerca di tutto il mondo, hanno iniziato a focalizzare la propria attenzione su una promettente tecnologia, la Near Field Communication (NFC), sviluppata dal binomio Philips-Sony.
Cos’è esattamente? La NFC è una tecnologia che fornisce connettività wireless a corto raggio, tipicamente ad un massimo di 4 cm, operando ad una frequenza di 13.56 MHz e ad una velocità di trasmissione che va da 106 kbit/s a 848 kbit/s. Infatti, al contrario della Radio Frequency Identification (RFID), “parente” stretta di NFC, l’instaurazione della rete tra una coppia di apparati avviene grazie all’induzione magnetica tra due antenne ad anello, ognuna installata sul rispettivo dispositivo. In RFID, invece, entrano in gioco i campi elettromagnetici e la comunicazione tra i dispositivi è possibile a distanze maggiori, tant’è che questa tecnologia sta iniziando ad avere impiego nel campo logistico.

LA ZTL PIU’ CONTROVERSA CHE CI SIA Il bicchiere mezzo vuoto della pedonalizzazione di via Consolare

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Con ordinanza N.30/2011 diventa operativa l’istituzione dell’area pedonale in via Consolare e Piazza Giovanni XXIII; come le grandi città italiane anche Priverno ha la sua “ZTL” (zona a traffico limitato). Ma vediamo un po’ di cosa si tratta. Sfogliando l’ordinanza arrivata al comando dei vigili urbani in data 21 maggio 2011, vengono specificate tutte le modalità d’attuazione di questo nuovo piano. Il tratto coinvolto è quello che abbiamo già nominato, un tratto stradale protetto da dissuasori mobili di tipo automatico a scomparsa, posizionati all’altezza delle intersezioni con Piazzale XX Settembre (Porta Romana), con via Federico Zaccaleoni (per capirci nei pressi del noto ristorante “Romoletto”) e con via Umberto I (zona piazza del Comune). Il periodo di sperimentazione si protrarrà fino al 30 di ottobre in cui orientativamente il centro storico rimarrà chiuso al traffico dalle 16.30 fino alle 20.00 (anche se in determinati periodi, specificati nell’ordinanza, ci sarà una riduzione dell’orario). Ovviamente in base alle numerose esigenze di chi abita il centro storico l’ordinanza prevede delle deroghe per determinate classi di utenti (residenti, titolari di passi carrabili, autorizzati per eccezionale/temporanea necessità) e di mezzi di trasporto (veicoli di polizia e soccorso, velocipedi, veicoli a braccia). Proprio i residenti dovranno richiedere, presso il comando dei vigili urbani, i telecomandi o l’abilitazione temporanea di telefoni cellulari per l’apertura dei dissuasori. Questo, a grandi linee, è quello che viene specificato nell’ordinanza.

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Vanilla Sky…Tra sogno e realtà.

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Il regista americano Cameron Crowe riprende e rielabora a distanza di quattro anni il film spagnolo “Apri gli occhi” diretto da Alejandro Amenábar che nel 1997 fu campione di incassi in Spagna, per il titolo del remake il regista si è ispirato al quadro “La Seine à Argenteuil” di Monet. Oltre al protagonista Tom Cruise e alla bellissima attrice Penelope Cruz, presente in entrambi i film nel ruolo di Sofia, il cast può vantare attori come Cameron Diaz e Kurt Russell.
TRAMA: David Aames (Tom Cruise) è un ricco erede di una casa editrice, ereditata dopo la morte dei genitori a causa di un incidente stradale, il suo lavoro procede con difficoltà tra le continue intromissioni del consiglio di amministrazione formato da alcuni anziani membri che tramano per impossessarsi della sua proprietà. Nella vita di David però non mancano alcuni buoni amici come Thomas Tipp (Timothy Spall) suo fedele lavoratore, e soprattutto il giovane scrittore Brian Shelby (Jason Lee) il quale nella festa organizzata per il suo compleanno gli presenta una giovane e affascinante ragazza di nome Sofia Serrano (Penelope Cruz) della quale David si innamora subito perdutamente, attirando anche le invidie della sua amante Julie Giani (Cameron Diaz) che osserva i due da lontano. Continua a leggere

Modernità o imbarbarimento?

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 Invidiosi o omologati? Ebbene si…non c’è una terza opzione da poter aggiungere: la nostra generazione non può che rappresentare uno dei due feelings…e sapete perché?

Come vi spiegate l’introduzione nel vocabolario italiano e nel gergo quotidiano di tutti quei termini inglesi, che soprattutto negli ultimi anni hanno visto una crescita esponenziale del loro adattamento alla nostra lingua madre?

E non mi riferisco solo alle rinomate parole inglesi che ormai fanno parte della lingua italiana e che utilizziamo, senza neanche renderci conto che non hanno alcuna minima somiglianza alle lingue ladine. Parlo di vero e proprio inglese italianizzato.

Probabilmente non avrete ancora capito a cosa mi riferisco, perché sebbene è un fenomeno che ha invaso la nostra bella Italia e che viviamo, sembra appartenere alla normalità in una tale maniera che risulta difficile rendersi conto di quanto la nostra invidiata lingua italiana stia rischiando di perdere tutto il suo fascino.

Non vi dice niente l’espressione “mi hanno taggato su facebook”? “L’altro giorno mi hanno querato”? Per non parlare di quelle coppiette che molto dolcemente si dichiarano “te lovvo”…ovunque ormai, nelle frasi di tutti i giorni troviamo vere e proprie parole coming from english vocabulary che continuano a mantenere la radice inglese venendo però adattate alla nostra. Ma veniamo al punto cruciale…perché?

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Diritti tv: la partita è aperta..

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Il sipario sul campionato di calcio di serie A 2010-2011si è chiuso la scorsa domenica. Tuttavia, un altro importante scontro si dovrà disputare di qui a breve : quello riguardante la spartizione dei diritti televisivi. Già, perché da questa stagione sportiva entreranno in vigore, per la ripartizione degli introiti derivanti dalla cessione dei diritti TV, i particolari criteri dettati dal Decreto Legislativo n. 9/2008 (la c.d. riforma “Melandri-Gentiloni”) che ha segnato una autentica rivoluzione in merito alla compravendita dei diritti audiovisivi nello sport e la loro spartizione tra i diversi soggetti partecipanti all’evento stesso.Quali sono, infatti, i punti fondamentali della legge e perché la sua concreta applicazione sta creando scompiglio e spaccatura tra i 5 “grandi” Club e le c.d. “piccole”? In sostanza, l’emanazione del D.Lgs. 9/2008 segna il definitivo e fondamentale passaggio dalla compravendita individuale dei diritti di trasmissione, ad un regime impostato sulla con contitolarità dei diritti stessi, in capo al soggetto organizzatore della competizione e a tutte le società partecipanti a questa, sul modello adottato dall’UEFA per la Champions League. Quindi, se prima erano le singole società di calcio a contrattare direttamente con le emittenti TV la cessione dei diritti TV relativi alle gare disputate, adesso la negoziazione è gestita da un unico soggetto (Lega Calcio) il quale poi ripartirà gli introiti seguendo criteri ispirati al criterio del c.d. principio di mutualità.
Obbiettivo della riforma è infatti quello di garantire l’equilibrio competitivo dei soggetti che partecipano alla competizione sportiva e realizzare un mercato dei diritti audiovisivi dotato di trasparenza ed efficienza, evitando le abnormi differenze di guadagni ed introiti tra le big del nostro campionato e le altre piccole società, che hanno segnato il periodo di contrattazione individuale (1999-2006) così criticato sia in ambito nazionale da parte dell’organismo garante per la comunicazione (AGCOM), sia in chiave antitrust sul versante comunitario.

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Motown story

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Chi di voi non conosce Michael Jackson o Stevie Wonder?

E se invece vi chiedessi Cos’è la Motown, qualcuno ne ha mai sentito parlare?

Per chi non lo sapesse, la Motown è l’etichetta discografica che in 50 anni di attivita’ è riuscita a piazzare in cima alla classifica piu’ successi di chiunque altro.

L’etichetta fu fondata da Berry Gordy a Detroit nel 1959, inizialmente con il nome di Tamla Records. La denominazione Motown derivo’ dalla contrazione del nome “Motor Town” , appellativo di Detroit, famosa per la presenza di numerose officine e fabbriche automobilistiche.

Soul e rhythm’n’blues agli inizi degli anni ’60, periodo in cui l’America si batteva per i diritti civili e il fenomeno razziale era allarmante, erano generi musicali suonati ed ascoltati esclusivamente da gente di colore, mentre i bianchi suonavano e ballavano a ritmo di rock’n’roll.

Lo stesso Gordy era di colore, ma intuì le potenzialità della musica nera anche rispetto ad un pubblico di bianchi che fino ad allora non si erano mai avvicinati a quel tipo di musica riuscendo a far spopolare artisti come Marvin Gaye, Stevie Wonder, Diana Ross, The Temptations, The Jackson 5 e molti altri.

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Quando un bambino ha un papà e … un papà: per una crescita normale è sufficiente l’amore?

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Parte I: L’opinione comune.

E’ ormai assodato: per crescere bene un bambino ha bisogno della mamma e del papà. E quando i figli vengono al mondo e rimangono nella cosiddetta “famiglia d’origine” non ci sono leggi che impediscono il divorzio affinché non venga meno il principio di “coparenting”. Ben più complessa è la situazione in cui due persone si ritrovano a non poter avere figli. Interviene allora la legge: la Legge del 4 maggio 1983, n. 184 e successive modificazioni prevede che la dichiarazione di disponibilità all’adozione debba essere effettuata da una coppia coniugata da almeno tre anni. Il periodo di convivenza more uxorio è considerato alla stessa stregua di quello del matrimonio, fermo restando il fatto che la coppia deve comunque essere coniugata al momento della presentazione della disponibilità”. Primo requisito, l’essere in due: single esclusi. Secondo requisito, il matrimonio: omosessuali esclusi. Continua a leggere

Part-time, da scelta a necessità

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Il contratto part-time ormai si diffonde per non sprofondare negli abissi della disoccupazione, è sempre meno una scelta di vita per conciliare famiglia e lavoro.

Nel 2010 il 31% di lavoratori al primo impiego è entrato sul mercato a orario ridotto, nell’industria, dove tradizionalmente non ha mai avuto grande appeal, il part-time è aumentato del 43%.

In totale i lavoratori a tempo parziale sono quasi 3,5 milioni (+1,4% sul 2007), rappresentati da donne nel 78% dei casi. Essi rappresentano il 15% dell’occupazione totale e circa la metà non ha scelto il part-time, ma si è trovato di fronte all’unica possibilità lavorativa disponibile al momento.

La crisi ha accentuato il peso della componente involontaria che lavora con contratti part-time, infatti nel 2007 la formula rispecchiava una specifica esigenza dei lavoratori nel 62% dei casi, mentre tre anni dopo la percentuale è scesa al 51 per cento. Se restringiamo l’obiettivo sugli uomini emerge che per il 60% il part-time non è stata una libera scelta, fatto che evidenzia la sempre maggiore difficoltà nel trovare contratti full time ed a tempo indeterminato.

Il contratto a orario ridotto non è più l’emblema della conquista per alcune categorie di lavoratori.

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“Justice has been done” Un resoconto sulla “Crociata al Terrorismo” made in Usa

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“Justice has been done”. Giustizia è stata fatta. La morte di Bin Laden corona dieci anni di politica estera statunitense. Folle esultanti si sono accalcate per diversi giorni nelle più grandi città d’America per acclamare questa vittoria, tutta firmata Obama. Ma il merito è soltanto il suo? Cerchiamo qui di fare un po’ di chiarezza. Tutto era iniziato con l’attacco alle Torri Gemelle, l’11 settembre 2001; un fatto catastrofico che toccò profondamente l’intera comunità americana. Sarà anche cinico dirlo ma l’attacco fu il miglior espediente per mettere in piedi quella che nella diplomazia è passata alla storia come la “Dottrina Bush”, saldamente poggiata sulla codificazione del documento “La strategia della sicurezza nazionale degli Usa” (settembre 2002), che avrebbe dato il là alla “Crociata al Terrorismo”. Il tutto si basava sulla famosa strategia della “Guerra Preventiva” che segnò la rottura con la precedente politica di contenimento che aveva caratterizzato le due precedenti amministrazioni democratiche di Bill Clinton. D’ora in poi gli imperativi per la squadra di Bush junior sarebbero stati tre: gli Usa non avrebbe aspettato nessun altro attacco; far valere il diritto americano di intervenire preventivamente; agire in via cautelativa contro i terroristi.

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Mare dentro: “una vita che elimina la libertà non è vita”

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Il quarto film dello spagnolo Alejandro Amenabar, Mare dentro, generò fin dalla sua uscita nelle sale un acceso dibattito, perlopiù politico. Il film tratta il “difficile” tema dell’eutanasia.

Ramon Sampedro (interpretato da uno straordinario Javier Bardem) è costretto da ormai 28 anni a vivere nel suo letto, senza la possibilità di muoversi.

Ramon non vuole più continuare questa “vita”, perchè “una vita che elimina la libertà non è vita”. Il suo obiettivo è dimostrare alla Spagna l’impossibilità di un’esistenza del genere. Intorno a lui si scatena un vero e proprio caso: c’è chi è daccordo con le sue idee e chi sostiene che l’eutanasia è sinonimo di omicidio.

La decisione finale di Ramon è quella di togliersi la vita. Verrà aiutato da Belen, donna affetta da una malattia degenerativa e quindi anch’essa consapevole della sofferenza di Ramon.  Continua a leggere